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LA FITOTERAPIA NEL CONTROLLO DELLA GLICEMIA



Valori della glicemia
Il termine glicemia rappresenta il valore della concentrazione del glucosio, cioè di zuccheri, nel sangue, come si può desumere dalla sua etimologia, derivante dal greco glykýs (= dolce), e àima (= sangue).
Il glucosio è uno zucchero che rappresenta una risorsa energetica fondamentale e un'indispensabile fonte di energia non solo per l'uomo, ma anche per tutti gli esseri viventi, sia animali che vegetali: rappresenta il combustibile della respirazione animale, mentre è il principale prodotto della fotosintesi clorofilliana, attuata dalle piante per mezzo della luce solare, che convertono l'anidride carbonica e l'acqua in glucosio, eliminando come sottoprodotto l'ossigeno attraverso piccole aperture situate solitamente nella pagina inferiore delle foglie, gli stomi. Il glucosio è quindi essenziale per la vita.

Nell'organismo umano la sua concentrazione nel sangue, che varia nelle diverse ore della giornata e in relazione ai pasti, sollevandosi dopo i pasti e diminuendo col digiuno, deve mantenere una precisa omeostasi (equilibrio) e rimanere entro limiti definiti, per evitare gravi danni alla salute che deriverebbero da una iperglicemia (da iper = sopra) o, al contrario, da una ipoglicemia (da ipo = sotto).
Una glicemia costante, entro un certo intervallo di valori, è fondamentale per il funzionamento del cervello, un organo definito glucosio-dipendente in quanto non è capace, come i muscoli e il fegato, di immagazzinare scorte di glucosio. Il glucosio ematico, infatti, rappresenta l'unico "carburante" del cervello, organo che consuma energia in quantità costante, indipendentemente dall'attività che esso svolge: in assenza di glucosio le cellule cerebrali muoiono entro pochi minuti, ma questo non significa che si debbano assumere grandi quantità di zuccheri semplici, come vedremo.

Garcinia cambogia
Garcinia cambogia
Il meccanismo della regolazione dei livelli di glucosio nel sangue è un processo complesso, ma alla base del suo equilibrio agiscono principalmente due ormoni antagonisti prodotti dal pancreas, che operano in sinergia: il glucagone (prodotto dalle cellule Alfa delle isole di Langerhans, situate nel pancreas) e l'insulina (prodotta dalle cellule Beta delle isole di Langerhans), che regolano l'indice glicemico mediante le loro azioni antitetiche, ma coordinate e sinergiche.
L'omeostasi glucidica ha lo scopo di immagazzinare sostanze energetiche in alcuni organi, come fegato e muscoli; infatti, quando necessario, l'insulina riduce la concentrazione di glucosio ematico favorendo l'accumulo di glucosio nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno (polisaccaride del glucosio che funge da zucchero di riserva), mentre al contrario il glucagone, all'occorrenza, induce la mobilizzazione del glicogeno dal fegato, che lo riversa nel sangue come glucosio per ristabilirne l'equilibrio, così vitale, come sappiamo, per il buon funzionamento del cervello.

Dall'armonia di queste azioni opposte, ma correlate, si ottiene il valore mediamente costante del glucosio nel sangue: questo ci consente di introdurre il glucosio, sotto forma di carboidrati, solo alcune volte al giorno con i pasti, in quanto l'organismo utilizza, al bisogno, il glicogeno immagazzinato nel fegato per modulare i livelli glicemici ematici.
Quando la glicemia si abbassa, ad esempio durante il digiuno notturno, il pancreas secerne il glucagone che stimola il fegato a mobilizzare glicogeno e riversarlo nel sangue come glucosio. Se la glicemia sale, come dopo un pasto, il pancreas secerne insulina, che favorisce l'immagazzinamento del glucosio nel fegato come glicogeno; questo avviene entro certi limiti, superati i quali i carboidrati in eccesso vengono convertiti in grassi e depositati nel tessuto adiposo, incrementando la lipogenesi.

Maitake
Maitake
I valori fisiologici di riferimento della glicemia a digiuno considerati normali vanno da 60 a 100 mg/dl, mentre valori che salgono fino a 125 mg/dl, pur non indicando una condizione di diabete, sono da considerare con particolare attenzione poiché rappresentano una situazione di rischio da tenere sotto controllo. Valori a digiuno uguali o superiori a 126 mg/dl, se confermati da due misurazioni, caratterizzano una condizione di diabete.
A distanza di due ore dal pasto sono concessi valori glicemici non superiori a 140mg/dl, anche se i valori ideali dovrebbero mantenersi inferiori a 120 mg/dl. Sarà ovviamente il medico curante a valutare caso per caso, per formulare la corretta diagnosi.

Il diabete si può manifestare in due tipi principali, il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2, che si differenziano sia per cause assai diverse, sia per le modalità di esordio. Vi è inoltre una forma di diabete che può presentarsi durante la gravidanza, il diabete gestazionale, che deve essere tenuto ugualmente sotto controllo.

Il diabete di tipo 1, detto anche diabete insulino-dipendente o diabete giovanile in quanto si manifesta prevalentemente in giovane età, rientra fra le malattie autoimmuni, poiché è causato dalla produzione di anticorpi che determinano un grave danno, irreversibile, alle cellule Beta del pancreas, che non sono più in grado di produrre insulina.
In questo caso sarà il medico diabetologo a stabilire un piano di intervento personalizzato che comporterà una terapia di tipo cognitivo-comportamentale, che si baserà su precise norme alimentari, una certa attività fisica controllata, un sostegno psicologico, e soprattutto il ricorso all'insulinoterapia sostitutiva, che consentirà di mantenere la glicemia entro valori fisiologici, in modo da evitare scompensi glico-metabolici che potrebbero comportare ipoglicemia, cioè valori glicemici troppo bassi, o al contrario iperglicemia, cioè valori glicemici troppo elevati, entrambi assai dannosi per l'organismo.
Le cause del diabete di tipo 1 non sono ancora state individuate con certezza, ma ci sono dei fattori che sicuramente sono implicati nella sua comparsa, come fattori genetici (ereditarietà), fattori immunitari, fattori ambientali.
Nel diabete di tipo 1 l'integrazione con fitoterapici è in genere sconsigliata, onde evitare fluttuazioni glicemiche incontrollate, salvo il loro ricorso sotto stretta sorveglianza del diabetologo che ne valuterà l'esigenza e gli eventuali benefici, fermo restando che questo tipo di diabete necessita categoricamente della terapia insulinica, e non si deve dare la falsa speranza che essa possa essere sostituita da "terapie naturali".
Da notare un particolare interessante, determinato da cause genetiche ancora non chiarite: il diabete di tipo 1 trova la sua maggiore diffusione nel mondo in Islanda e, subito dopo, in Sardegna soprattutto nella fascia di età 0-14 anni.

Gymnema
Gymnema
Il secondo tipo di diabete, definito diabete di tipo 2, o diabete mellito (dal latino mel, mellis = miele) perché caratterizzato da iperglicemia, è il tipo più diffuso. E' contraddistinto da due alterazioni: un deficit progressivo di secrezione di insulina, l'ormone che serve a ridurre i livelli glicemici, e la cosiddetta insulino-resistenza, cioè l'anomala resistenza delle cellule all'azione dell'insulina, che non è capace di agire in modo soddisfacente. Esse si presentano singolarmente o, più di frequente, associate.
Il diabete di tipo 2 si manifesta solitamente in soggetti adulti, spesso sopra i 50 anni, anche se la tendenza è verso una diminuzione dell'età di esordio, a causa di errati stili di vita, specie se associata ad obesità, in particolare addominale, e/o alla Malattia Metabolica (o Sindrome Metabolica: per approfondimenti si veda il nostro articolo "La Sindrome Metabolica: come prevenire e minimizzare i fattori di rischio con l'aiuto dei rimedi naturali").
Il diabete di tipo 2 è denominato anche non-insulino dipendente, poiché l'introduzione dell'insulina nella terapia, come avviene per il diabete di tipo 1, non è indispensabile e la sua somministrazione non è vitale come nel precedente.
Le cause precise dell'insorgere della malattia non sono del tutto note, ma se ne riconosce una multifattorialità: esse sono infatti sia di natura ambientale che ereditaria (ancora non del tutto chiarite), insorge con maggiore frequenza in alcune popolazioni, specie nei paesi industrializzati, o in alcune famiglie. La familiarità rappresenta un fattore determinante nell'insorgenza del diabete di tipo 2, infatti circa il 40% dei diabetici ha parenti di primo grado, come i genitori o i fratelli, affetti dalla stessa patologia.
Alla familiarità si associano alcuni aspetti come il sovrappeso o l'obesità, in quanto un organismo obeso può possedere un più alto numero di cellule adipose (iperplasia), e/o esse hanno maggiori dimensioni (ipertrofia) per l'accumulo di grasso al loro interno; poiché le cellule necessitano di zucchero, dovrebbe aumentare contestualmente anche la secrezione di insulina, ma se vi è predisposizione al diabete di tipo 2 essa risulta, al contrario, insufficiente; contestualmente è solitamente associata l'insulino-resistenza, che favorisce il manifestarsi della patologia.
Anche lo stress, alcune malattie, una dieta non sana, l'aumento dell'età, si annoverano tra i fattori ambientali scatenanti, fattori che intervengono sulla funzionalità del pancreas, che non sarà più in grado di produrre adeguate quantità di insulina, accelerando l'insorgenza della malattia.
Non devono inoltre essere sottovalutati i fattori di rischio che possono aggravare i danni causati dal diabete, come l'ipertensione, e valori elevati di colesterolo e trigliceridi, specie se associati a vita sedentaria e scarsa attività fisica.

Momordica charantia
Momordica charantia
Il diabetico di tipo 2 può non avere sintomi eclatanti della sua patologia, che può rimanere silente anche per anni, e essere scoperta solo casualmente, in quanto i sintomi sono piuttosto generici e non molto evidenti e vengono ignorati talvolta per lungo tempo, salvo scoprire poi la presenza di complicanze in stato già avanzato.
Non si devono perciò ignorare segnali come la comparsa di stanchezza immotivata, l'aumento della sete e della diuresi, specie notturna (nell'uomo questo sintomo può essere attribuito a disturbi prostatici), una perdita di peso improvvisa e immotivata, la presenza di ferite dalla lenta e difficile guarigione, la vista offuscata, un generico senso di malessere. Anche avere parenti che hanno manifestato la malattia rappresenta un campanello di allarme, che dovrebbe indurre a sottoporsi a controlli specifici periodici.
Le complicanze e i danni, anche assai gravi, che il diabete di tipo 2 può arrecare all'organismo sono di natura neurologica, renale, oculare e cardio-cerebro-vascolare. E' indispensabile perciò cercare di condurre un sano stile di vita per evitare, specie in caso di predisposizione familiare, di incorrere in questa patologia. Sembra infatti che la perdita del 10% del peso corporeo, associato ad una adeguata terapia dietetica e ad una regolare attività fisica strutturata per un minimo di circa mezz'ora la giorno per cinque giorni, o per due ore e mezza alla settimana, riducano il rischio di incorrere in questo tipo di diabete del 60%.
L'alimentazione deve escludere o ridurre al minimo il consumo di zuccheri semplici, o con elevato indice glicemico (= la velocità con cui aumenta la glicemia dopo l'assunzione di un alimento contenente 50 g di carboidrati) e di acidi grassi saturi (grassi animali), mentre è consigliabile aumentare il consumo di acidi grassi insaturi (Omega 3), come quelli presenti non solo nel pesce azzurro, ma anche nell'olio di semi di Lino (Linum usitatissimum) e nei semi di Canapa (Cannabis sativa), possibilmente biologici e spremuti a freddo, da consumare con gli alimenti a crudo alla dose quotidiana di 5 ml (da inserire nell'ambito della giusta quantità giornaliera di grassi).
Quando vi è la predisposizione al diabete di tipo 2, è consigliabile sottoporsi a controlli periodici rivolgendosi a centri specialistici che monitorino lo stato di salute ed effettuino un controllo adeguato sui fattori di rischio, otre ad assicurare le eventuali terapie personalizzate idonee.

Oltre a ciò, in presenza di predisposizione familiare al diabete di tipo 2, o in sua presenza conclamata, si può intervenire con la fitoterapia per cercare di mantenere costante la glicemia, anche per coadiuvare eventuali terapie farmacologiche insulino-sensibilizzanti specie se, da sole, non siano sufficienti a normalizzare i livelli glicemici, oppure quando si è in presenza di una condizione "bordeline" (zona di confine) definita di pre-diabete, in cui può essere utile associare, oltre alle norme di vita salutari descritte, un coadiuvante fitoterapico.

Opuntia (Nopal)
Opuntia (Nopal)
Questo obiettivo si può realizzare mediante l'assunzione di integratori erboristici specifici nella cui formulazione siano presenti piante e funghi medicinali dall'azione ipoglicemizzante, quali Coleus forskohlii, Garcinia cambogia, Agaricus, Maitake, Shiitake, Pleurotus, Coprinus comatus, quest'ultimo in particolare ricco di vanadio, un minerale specificamente indicato per favorire il controllo della glicemia.
Questi integratori erboristici svolgono un ruolo importante come supporto ipoglicemizzante, poiché migliorano la sensibilità delle cellule all'insulina e contribuiscono a rivitalizzare le cellule pancreatiche, oltre ad agire anche sulla eventuale sindrome metabolica intervenendo sui valori di colesterolo e trigliceridi.
Altre piante come la Gymnema (ricca di acido gimnemico), la Banaba (ricca di acido corosolico), la Momordica charantia o Melone amaro (ricca di polipeptide-P), il Nopal o Opuntia ficus indica o Fico d'India (ricca di opuntiamannano), il baccello di Fagiolo (ricco di faseolamina), il Glucomannano (ricco di polisaccaridi) riducono l'assorbimento dei carboidrati a livello intestinale, stimolano il rilascio di insulina, migliorando l'utilizzo del glucosio da parte delle cellule, favorendo la riduzione della glicemia e l'accumulo di grasso nel fegato, così come l'estratto della corteccia di Poterium spinosum, il cui fitocomplesso contiene sostanze definite "simil-insuliniche" per la loro capacità di stimolare le funzioni di tipo ormonale del pancreas, con un'azione positiva sulla secrezione endogena di insulina da parte delle isole di Langerhans.
Ancora, si utilizzano gli estratti di Caffè verde, contenente acido clorogenico che inibisce il processo di trasformazione di glicogeno in glucosio, e il Gelso bianco o Morus alba (miglitolo), che inibisce gli enzimi alfa-glucosidasi, che servono per assorbire il glucosio, anche associati al Cromo in forma organica (cromo picolinato), oligoelemento che stimola l'attività del GTF (Fattore di Tolleranza al Glucosio) e la sensibilità all'insulina, o all'acido alfa-lipoico (ALA) coinvolto nella trasformazione del glucosio e dei grassi in energia, e inoltre all'estratto di Cannella (Cinnamomun zeylanicum).

Queste sostanze contribuiscono a mantenere bassi livelli di glucosio nel sangue, attivano il metabolismo, controllano il senso di fame precoce e il desiderio di dolci evitando il picco glicemico postprandiale che ne è una delle cause, incrementano la termogenesi contribuendo a trasformare i grassi corporei in energia per il consumo muscolare, e concorrono con queste azioni anche a ridurre la formazione dei depositi adiposi, in particolare a livello del giro-vita, glutei, cosce e fianchi.
Mantenere corretti valori glicemici, evitando i picchi post-prandiali, può essere utile perciò, oltre che per scongiurare l'insorgenza del diabete di tipo 2, anche per mantenere un corretto peso corporeo ed evitare sovrappeso e obesità.

Dott.ssa Marina Multineddu

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