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L'IPPOCASTANO: CONTRO I PROBLEMI CIRCOLATORI E LA CELLULITE



Ippocastano
Ippocastano
L'Ippocastano, Aesculus hippocastanum, è un albero imponente, appartenente alla famiglia delle Hippocastanaceae, che può raggiungere i 25-30 metri di altezza; l'ampia chioma è molto compatta e crea una grande zona ombrosa, larga anche 10 metri, con un portamento piramidale per via dei rami basali che hanno uno sviluppo orizzontale.
Queste caratteristiche hanno contribuito alla sua diffusione in Europa lungo i viali delle città e nei parchi, oltre che per la bellezza della sua chioma anche per la fioritura spettacolare.

I fiori sono riuniti in grandi e caratteristiche infiorescenze a pannocchia, chiamate tirsi, molto numerose e appariscenti, che spiccano sulla verzura della chioma con i petali bianchi portanti alla base una macchia porporina. La fioritura inizia a maggio, quando la pianta raggiunge i 15 anni; nelle piante adulte la fioritura è così copiosa che ricopre le chiome tanto che da lontano sembrano coperte di neve, seppur con le spruzzate rosse presenti nel cuore dei fiori.
Le grandi foglie digitate ricordano nella forma una mano con le dita aperte, da cui il nome; esse sono caduche, il che significa che durante l'inverno la pianta si spoglia completamente perdendo molto della sua bellezza.

Il frutto è una grossa capsula verdastra, coriacea e carnosa, dal guscio verrucoso con aculei radi e tozzi, che a maturazione lascia sfuggire uno o due semi amidacei dalla polpa giallastra per il contenuto in caempferolo, simili a grosse castagne tondeggianti, chiamate Castagne amare o anche Castagne d'India, o Castagne matte.
In passato si riteneva che questi semi fossero di giovamento per i cavalli: il termine Ippocastano infatti è composto da due parole greche: hippo = cavallo e kàstanon = castagna, cioè castagna dei cavalli, proprio per l'uso come mangime per questi ed altri animali, previa cottura per eliminare in parte il principio amaro, che le rende non commestibili per l'uomo.

Fiori di Ippocastano
Fiori di Ippocastano
Questa specie, originaria della zona dei Balcani, si diffuse Europa proprio per la sua bellezza: fu importata dalla Persia nel XVI secolo dai turchi, nel 1600 fu portata a Vienna, quindi a Parigi ad opera del Bachelier, e da qui in Inghilterra.
In Italia è diffusa soprattutto nelle regioni centro-settentrionali, dalla pianura fino a circa 1000 metri di altitudine. Alla fine dell'ottocento sono state trovate tracce della presenza di Hippocastanaceae spontanee nella valle Padana, in giacimenti fossili risalenti al Pleistocene, ma la diffusione odierna dell'Ippocastano è originata soprattutto dalla sua coltivazione in parchi, giardini, viali cittadini, grandi vie di comunicazione, anche se talvolta si possono osservare esemplari spontanei sfuggiti alle coltivazioni.

Le sue proprietà medicinali erano note in Asia Minore già nell'antichità, ma furono valorizzate relativamente di recente per merito di Artault de Vevey, le cui osservazioni cliniche furono rese note ai primi del novecento, quando sperimentò l'Ippocastano dimostrandone l'efficacia in caso di insufficienza venosa.

Le proprietà fitoterapiche dell'Ippocastano



La droga (chi ci segue da tempo ormai sa bene che in farmacologia questo termine indica la parte di pianta contenente i principi attivi) è costituita principalmente dai semi, che contengono un fitocomplesso ricco di flavonoidi come la quercetina, cumarine, tannini, antociani e soprattutto saponine, di cui l'escina è la più interessante.

L'escina esercita infatti un'importante azione vasocostrittrice ed antiedemigena, poiché aumenta la resistenza delle pareti dei capillari e ne diminuisce la permeabilità: questo significa che l'escina è capace di ridurre il passaggio di fluidi fra interno dei capillari e i tessuti circostanti, diminuendo così il ristagno di liquidi nei tessuti e i conseguenti edemi.
L'Ippocastano quindi esplica un'azione vasoprotettrice, capillaròtropa, venotònica, antinfiammatoria, antiradicalica, che ne fa un medicamento di elezione quando si presentino problemi legati al circolo venoso e linfatico.

Frutto di Ippocastano
Frutto di Ippocastano
Esso infatti trova larga applicazione, sia per uso interno che per uso locale, per il trattamento coadiuvante in caso di affezioni varicose come emorroidi, flebiti, varici, varicocele; vantaggioso anche in caso di fragilità capillare, couperose, eritemi, geloni, ematomi, contusioni, caviglie gonfie, pesantezza e sensazione di indolenzimento delle gambe, anche con prurito, cellulite, specie in associazione ad altre piante come il Rusco, la Vite rossa, la Centella asiatica, l'Amamelide, il Mirtillo nero, l'Edera, che agendo in sinergia ne potenziano ed esaltano l'azione, completandola.

In particolare, in caso di cellulite è molto utile l'assocazione con gli estratti di Alghe di Guam, che accrescono l'azione antiedemigena dei flavonoidi e dell'escina, ed esercitano anche un'azione riducente sulle adiposità localizzate.

In caso di emorroidi è buona norma inserire nell'alimentazione fermenti lattici per arricchire la flora intestinale e una giusta quantità di fibre, onde evitare episodi di stipsi, che potrebbero aggravare il problema.
L'Ippocastano è sconsigliato in gravidanza, allattamento e nell'infanzia.
I preparati a base di escina devono essere assunti a stomaco pieno, poiché in taluni rari casi possono essere irritanti per le mucose gastrointestinali.
Si consiglia di rispettare i dosaggi consigliati e di evitare l'Ippocastano quando vi sia insufficienza renale; inoltre, per la presenza di cumarine antitrombotiche, non deve essere utilizzato in associazione a farmaci anticoagulanti.

Dott.ssa Marina Multineddu

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